martedì 29 aprile 2008

Quando crescerò?

E non fatemi arrabbiare, cazzo.

Da notare i lacci della katana che sventolano. C'era un vento tipo forza 9 lassù.

domenica 20 aprile 2008

Capitolo 5 - Pieno oceano

Cos'avrà il mare da oscillare tanto?
Devo abituarmi a questo su e giù, o non la smetterò più di vomitare.
Forse è anche colpa delle scorie nucleari.
Chissà se ho un'abilità innata per cacciarmi in queste situazioni del cazzo.

Guardo nella giacca: altri due caricatori.
Se non avessi la nausea avrei anche qualche possibilità di uscirne vivo.

Eppure sembrava una giornata come un'altra.
Quando credi di poter gestire tranquillamente uno scambio droga–armi, ecco che ti capita l'imprevisto. Dopo qualche volta che lo fai sembra banale:
1) trovi i cecchini di entrambi le squadre;
2) li sgozzi, o gli spari nelle palle (i gusti sono gusti);
3) a campo libero puoi tranquillamente sparare a raffica con un Vulcan M134 sulle due parti, prendere i soldi, buttare la coca a mare e chiamare la polizia.
Pulito, rapido, ed efficace.
Tranne se non vedi un cecchino, e ti accorgi troppo tardi che dei colpi ti fischiano vicino le orecchie.
E sei costretto a buttarti in mare.
O, visto che sei un brillante detective di città, noti la nave che ti si para davanti, e gli salti su.
Ed è la nave di Freddy il pazzo, che trasporta scorie nucleari chissà dove.
Devo chiedere se mi prendono alla Justice League: il mio nome da supereroe sarà “Il fortunello”.

Su e giù.
Mi sto abituando.
O forse ho solo svuotato completamente lo stomaco.
No.

Ok, sono pronto.
No.

Ok, ora lo sono davvero.
Due caricatori. E una nave che è una bomba galleggiante in pieno oceano.
C'è movimento a bordo, mi stanno cercando sicuramente. Appena salito mi sono infilato tra questi due carghi, ma non durerà a lungo. Tra l'altro il capitano della nave non appena ha sentito il casino del Vulcan è partito e io sono riuscito a salire giusto in tempo. Che culo.
Dovrei brevettare un silenziatore per Vulcan.
E magari concentrarmi per risolvere la situazione.
Sento dei passi sul ponte, mi accosto al carico sul lato dai cui provengono i passi. Cerco di ignorare i simboli di pericolo chimico che tappezzano i pannelli.
L'uomo mi passa accanto senza vedermi, ma ha solo una pistola. Mi affaccio indietro e non c'è nessuno. Facendo il meno rumore possibile gli metto una mano alla bocca, gli rompo l'osso con una rapida torsione e butto il corpo giù dalla nave.
Tre caricatori ora. E meno nausea.

Il bisogno fa correre l'uomo, come diceva sempre un mio amico.

sabato 19 aprile 2008

Writers Death Race



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E votate per Recchioni. Anche.
Se no Antonio viene la notte a tirarvi i piedi e intrecciarvi i capelli.
E se siete Antonio allora vengo io.