domenica 25 novembre 2007

Capitolo 4 - Una tranquilla notte di regime

Salgo in macchina e ingrano la prima. Mi duole ancora il braccio.
Ho dovuto fare una settimana di ospedale. Nonostante l'infermiera avesse una cotta per me e una passione per i serial televisivi anni '70, ho provato a scappare tre volte.
La prima, il giorno dopo l'internamento, ma mi sono esplosi i punti sulla gamba e sono svenuto prima di raggiungere la porta. I punti che saltano e le labbra della ferita che si riaprono credo sia l'esperienza più vicina allo sverginamento che un uomo possa provare.
Ho ripreso conoscienza giusto in tempo per vedere il disinfettante rosato dal sangue piovere giù dalla ferita e gli occhi dell'infermiera che guardavano un po' più su della mia gamba, dove il vestitino di carta non copriva più le mie oscenità.
La seconda volta, dopo quattro giorni. Ma ho calcolato male il cambio di turno, l'infermiera con la cotta m'ha beccato, e non ha voluto sentire ragioni. Mi ha anche portato una fetta di torta quella sera. Si chiama Cindy. È un po' avanti con gli anni, ma una bella donna. Peccato fossi ancora così debole.
La terza è oggi.
Appena fuori le ho mandato un mazzo di fiori, "Be seeing you" diceva, firmato "Numero 6".

La nebbia si sta schiarendo un po', come la cordite dopo uno scontro a fuoco.
La città fredda è il campo di battaglia di dio.
Parcheggio al solito posto lungo la Georgetown Ave., scendo dall'auto, ed entro da Moe's.
"Ciao Moe"
"Max! È una settimana che non ti fai vivo! Che t'è successo?"
"È una questione un po'... tagliente... versami un Bushmills,
Liscio"
"Ah... il sangue irlandese..."
"Già, proprio quello, e me ne serve un bel po'"
Mi guarda interrogativo, ma Moe sa farsi gli affari suoi.
E me lo fa doppio.
Il mio barman di fiducia.

Tiro fuori il cellulare e compongo il numero di Leeroy.
"Leeroy, pronto"
"Ciao, sono Max"
"... Max, dov'eri finito?"
"Lunga storia... come sempre... hai letto sui giornali di Chinatown?"
"Si, certo"
"Beh, per quanto può importare: è stato lui"
"Vuoi dire che... tu hai... sei tu quello che....?"
"In realtà stavamo giocando a Zorro contro il sergente Garcia, ma lui è inciampato ed caduto proprio sulla mia spada"
"Max, non sono solito imprecare, ma... cazzo"
"Buona serata, Leeroy"

Sorseggio un po' il mio Bushmills, una volta tanto non ho fretta ma ho bisogno di raccogliere le idee. Powergenic, Petroleum, Africa, siberia e gamberetti... la testa mi scoppia. Ho ancora tutti gli incartamenti che mi gonfiano le tasche... Li hanno inventati nel medioevo, ecco perché li chiamano secoli bui...
Così ho scoperto soltanto alcune aziende che, a quanto pare, riciclano il denaro di Freddy... ma non è solo questo. C'erano degli ammanchi di denaro, frodi bancarie. E tutto coperto da introiti fantasma e dalla copertura della borsa. Ma come si fa ad ammazzare una azienda?
C'è solo un nome che mi martella in testa. Khodorkowski.
L'ho già sentito, ma credo di aver ricevuto troppe botte per ricordare quando.
Mentre continuo a sorseggiare il mio Bushmills sento picchiettarmi sulla spalla.
L'ultima volta è finita maluccio.
Mi giro. Ma è solo Jeff.
"Grand'uomo"
Biascica.
"Jeff, hai bevuto senza di me stasera?"
"No, no, non ho ancora toccato niente"
Si siede affianco a me, e alla luce del bancone gli vedo meglio il volto.
Ha un occhio nero e un bel taglio sotto ricucito alla meno peggio.
"Jeff... mi avevi promesso di smetterla con la pugilato clandestina"
"Si, si, è solo che ogni tanto... mi annoio..."
"Jeff, sei in punch-drunk, lo capisci? Hai talmente tanti capillari rotti nel cervello che le sinapsi faticano a crearsi, e quelle poche che hai muoiono prima."
È davvero desolato.
"Tieni, bevi."
Butta giù il mio whisky tutto di un sorso. Deve fargli male quel taglio sotto l'occhio.
"Ehi, Max, ti ricordi quella volta che da ragazzo ti ho portato a quella festa in montagna?"
"Già, nella baita a Silver River"
"Tu non avevi ancora la patente, e c'era quella rossa che ti piaceva, e non sapevi come arrivarci a Silver River, allora mi sono messo in macchina e t'ho accompagnato... Tuo padre voleva rompermi il culo quando lo scoprì."
Mio padre.
Sono un pessimo attore, e la mia espressione mi tradisce, sempre.
"Oh, scusa Max, non volevo... dopo la tragedia."
"Non è stata una tragedia."
"... Si, Max, come dici tu..."
Ma non voglio abbandonarmi ai brutti ricordi.
La festa.
Festa!
Ecco dove ho sentito di Khodorkowski!
Mi giro di scatto e dò un bacio a Jeff.
"Ehi, checchina, che cazzo fai?"
"Jeff, stasera offro io."
"Ecco, questa mi piace di più come dimostrazione di affetto"

Khodorkowski lo vidi ad una festa di Freddy. Era su uno yatch, poco fuori il porto, e li spiavo con un Leica 55x90. Khodorkowski era uno degli invitati, ma non l'avevo mai visto. Feci una ricerca su lui e su gli altri che non conoscevo, ma non riuscii a capire che legami c'erano tra lui e Freddy. Così abbandonai quella pista.
Khodorkowski.
Ma che nome del cazzo.

sabato 24 novembre 2007

Capitolo 3.9 Roger Dodger

Sono al numero 10 di Park Ave. e sto bussando al portoncino di legno di quercia di un edificio
impeccabilmente bianco, mi sorprendo nel farlo, non vengo quì da quasi due anni.
Il giardinetto esterno è eccezionalmente pulito e curato, quasi non faccio caso al fatto che stia piovendo copiosamente, mentre gli alberi di Park Ave. mormorano.


"Signor Blade! Che sorpresa, entri, vado subito ad avvisare Roger."
Tutty, la governante di Roger mi tratta sempre come se fossi suo nipote, è eccezionale.
Mi verso un brandy e mi apposto sulla poltrona vittoriana nel salotto lindo e accogliente di Roger.


"Max, il tuo fondo pensione ti soddisfa?"
"Mai quanto te! Guardati, cazzo mi ti scoperei anche io se non fosse che mi sento molto a mio agio con la mia sessualità. Quanto tempo hai per me?"
"Ho preso due giorni di vacanza Max, Kitty è da sua madre, il mio unico programma era andarmene a Innisfree a pisciare sul muro del College e poi a guardare il lago."
"Ok, guarda questa roba allora, io vado a dormire a casa, quando puoi fammi sapere qualcosa."
"Vai di sopra, Tutty ti sistemerà un letto, fra un paio d'ore saprai quello che ti serve."

...

"Ok Max, hai presente una pietra che rotola?"
"Sì, direi di sì."
"Ok, quà abbiamo una valanga già pronta. La Powergenic Electrics è, o meglio era, una società impegnata nella costruzione di centrali e linee energetiche. Bene, non svolge più nessuna di queste attività da un paio d'anni almeno, ma questo lo sanno tutti. Ok, cosa fa allora la Powergenic se continua a ricevere talleri? Nulla!
É una trading company energetica più o meno, guarda i bilanci! Comprano e vendono pacchetti energetici futuri, dicono di aver venduto energia alla Seafood e alla Petroleum, è vero, non si specifica però che questa energia dovrà essere consegnata sostenendo dei costi. I ricavi invece vengono contabilizzati a data odierna, e gli utili si gonfiano. Capisci?"
"Sì, fin quì ci sono, ma non è tutto quì vero?"
"Ovvio, tralasciando le problematiche relative all'auditing interno ed esterno ora arrivano i dettagli più fantasiosi: la Seafood in realtà è una semplice società di comodo, la Powergenic le vende energia e poi in realtà si impegna a ricomprarla, ma non contabilizza questa passività pompando gli utili ulteriormente, da una parte e dall'altra. Con la Petroleum il gioco è sostanzialmente lo stesso, ma non immagini chi sia a capo della Petroleum..."
A Roger, a volte piace porre questi interrogativi insolubili.
"No, infatti non lo immagino."
"Dorin Khodorkowski, il finanziatore principale della campagna elettorale del nostro amato vice-presidente, che è anche azionista di spicco della Powergenic."
"Le cose vanno alla grande allora."
"Ok fammi finire ora. Ci sono i movimenti verso i conti correnti, bene, sai a chi corrispondono quei conti? Alla Powergenic Stessa, tolgono soldi per versare soldi dirai... non esattamente, perchè dai bilanci emerge chiaramente che la Powergenic quei soldi non ce li ha! Il denaro lo intascano gli amministratori o chi per loro. E le società di revisione non dicono nulla, anche perchè sono di proprietà di Khodorkowski. E staranno zitte anche le banche finchè il titolo sale in borsa. Ultimi dettagli, la Siberian Petroleum era coinvolta in un'inchiesta sul traffico d'armi oltreoceano e la Seafood Inc. esporta soprattutto verso l'Africa, cosa esporta? I container non li ho visti ma non credo che ci mandino davvero frutti di mare e gamberetti. A che servono i soldini? Che si porta in Africa? Qualche idea immagino tu ce l'abbia, no?
Te, l'avevo detto Max, è un casino. Anche se finanziariamente divertente."
"Già Roger, è un casino, ma qualcuno dovrà pure far abbassare la musica no?"

Esco di casa, Roger mi accompagna sulla porta:
"Ci conosciamo da vent'anni Max, non devo aggiungere altro."
"Lo so, puttanella, spero ci si possa rivedere presto per andare a Innisfree, salutami Kitty."
"Le pentole te le ho regalate io comunque, ricordatelo sempre."

venerdì 23 novembre 2007

Capitolo 3.8 Blues

La luna piange
ma sarà solo pioggia
smog e viltà
all'alba di domani
nella fredda città

Due belle gambe
passeggiano su e giù
tacchi a pietà
nell'attesa di un cliente:
è una fredda città

Corre un menager
con la sua auto sportiva
in libertà
segue due belle gambe
per la fredda città

Vestiti sporchi
addosso a un ladro ricco
di povertà
saltano su un'auto ferma
sulla fredda città

"Spegni questa cazzo di musica da negri, la radio sulle volanti ce l'avete per comunicare con la centrale, non per fare i disc-jockey."
Si gira e mi guarda.
"Blade, stavo dormendo. E m'hai svegliato."
Sospira.
"Blade.
Ti sei mai chiesto perchè la merda ci fa così schifo? Non deve essere un problema di forma: altrimenti le salsiccie non le farebbero proprio in quel modo. Non deve essere nemmeno un problema di colore: se no, la cioccolata?
Non è nemmeno un problema di gusto: l'hai mai assaggiata?
E neanche un problema di odore: c'è roba che puzza molto peggio.
No, il problema della merda è l'origine.
Quello che ci ossessiona è che proviene dal nostro peloso buchetto posteriore.
Ora, io non so chi sia quella baldracca che ti ha partorito, Blade, ma di una cosa sono certo: TU, SEI STATO FIGLIATO DAL BUCO DEL CULO!!!"
Tira una pugno sul cruscotto che quasi lo spacca. Pover'uomo, ha davvero i nervi a pezzi.
"Trovano la tua macchina incidentata sulla scena di un conflitto a fuoco in pieno centro, una Mustang schiantata contro il municipio e un'altra con due cadaveri dentro AFFIANCO alla tua auto, poi mi chiami, e io corro, come un cagnolino, entro nella stanza e ti trovo lì, seduto, con le gambe accavallate, che ti fumi le sigarette che hai preso da un corpo senza testa!"
Un altro pugno.
"Bauer, non me la date una medaglia per avervi ucciso Pei?"
Mi guarda come se gli stessi violentando la nonna.
"Blade, non hai idea della voglia che avevo di lasciarti lì con gli uomini di Pei che stavano sfondando la porta. Oh, che voglia che avevo. Devi solo ringraziare che il mondo non è fatto di egoisti come te. Perché cazzo devo rischiare il posto di lavoro ogni volta che ci sei tu di mezzo, eh? E l'ho fatto solo perché non ci credevo che eri davvero riuscito a prendere Pei.
Comunque, non hai risolto un cazzo di niente: domani ci sarà qualcun'altro a prenderne il posto, hai solo mandato un'altra anima all'inferno."
Stringo sotto la giacca gli incartamenti che ho rubato dalla scrivania di Pei.
"Pei sarà anche solo un pedone. Ma i pedoni sono 8, poi il Re è nudo."

Capitolo 3.7 Studi mancati

Posso solo sperare che Bauer sia veloce e discreto ora, se non voglio prematuramente
lasciare questa valle di lacrime, anche se personalmente le mie lacrime non occupano questa valle più di tanto.

Mi guardo intorno nell'ufficio di Pei, alla ricerca di qualcosa con cui passare il tempo, tanto per dimenticarmi della testa mozza che reggevo fino a poco fa.
Mi avvicino all'unica scrivania presente nella stanza, la esamino, c'è una piccola cassetta di sicurezza nascosta sotto il ripiano principale.
Chiederò a Pei di prestarmi le chiavi.

Note, stampe, chilometri di carta con movimenti di denaro.
Un cd, e ancora carta, con numeri fitti come pidocchi sulla testa di un povero,
oggi come dieci secoli fa.
Inizio a leggere quel materiale con la stessa voglia con cui un sedicenne di Oxford
si interessa a Baudelaire.

Si tratta di importi inumani che fluiscono costantemente
dalla Seafood Inc. alla Powergenic Electrics e a questa anche dalla Siberian Petroleum, mentre dalla Powergenic i soldi sembrano uscire solo verso conti bancari non precisati per importi compresi tra i 100.000 e il 1.000.000 di dollari.
Infine alcuni fogli di bilanci societari, invenzione medievale, e poi li
chiamano secoli bui...

Avrei dovuto seguire qualche corso di analisi finanziaria all'università, ma non potevo prevedere situazioni di questo genere, altrimenti credo che avrei fatto l'erborista per finire linciato come il mio avo.

Se uscirò intero e vivo di quì credo che andrò a trovare un vecchio amico.
Intanto devo aspettare.

Due deflagrazioni... tre...
Il rotolio di calcinacci e cemento dice che un muro dell'edificio sta cedendo,
sono arrivati gli Swat.

Bauer sa sempre essere veloce e discreto.

lunedì 19 novembre 2007

Poi lo cancello

Ma volevo troppo dirvi sta cosa:
Oggi ero a lezione. Dopo tre ore di fisica nucleare e due di dispositivi, come potete immaginare, avevo letteralmente le visioni. (Roba che vedevo i diagrammi a bande del silicio che si muovevano.) E quando ho le visioni, l'unica cosa che posso fare per rimettere i piedi sulla terra è cercare la sola cosa che mi fa venire voglia di tenere i piedi sulla terra. Ovvero una ragazza. (Anche un fumetto di Recchioni, ma lì lì non ce l'avevo.)
Allora mi giro, e bruscamente torno sulla terra. Non ci sono ragazze nel mio corso di laurea. Cioè, ad indicare per "ragazza" un essere vivente con i cromosomi xx allora si, ma insomma, un po' di serietà. E comunque sarebbero 3.
E ho pensato al liceo.
Certo che ci volevano bene le ragazze in classe nostra.
Ci volevano così bene che noi le schifavamo.
E loro sopportavano, vi rendete conto?
Noi facevamo i ricchioni e loro sopportavano, ci continuavano a sorridere, e a fare sogni sconci su di noi! (Come poi abbiamo scoperto.)
Allora qui e ora voglio ringraziarle, per averci sopportato.
Ovviamente nessuna di loro lo leggerà, ma io oggi ho davvero bisogno di ringraziare quelle belle ragazze che nonostante tutto continuavano a mettere quelle scollature imbarazzanti e a truccarsi, depilarsi e a vestirsi bene. Per noi.
Devono perdonare me che, quando non ce la facevo più, mi giravo e carezzavo i polpacci a Marco.
E scrivevo sul banco: "Antonio, per piacere, mi fai un pompino?"
Devono perdonare Marco, che massaggiava il clitoride che aveva Antonio sotto i peli del mento.
Con evidente godimento di entrambi.
Devono perdonare Antonio che faceva battute sessuali su TUTTO.
"Rubinetto"
"Eeeeh... il rubinetto... eeeeh"
"Caffè"
"Eeeeh... il caffè.... eeeeh... nero..... eeehhh"
"Penna"
"EEEHHH... PENNA PENNA PENNA!!!! EEEEHH!"

Devono perdonare Mimmo... che... Mimmo... no, Mimmo faceva tutto da solo.

Vae Victis.
E tiriamo avanti.