lunedì 17 settembre 2007

Capitolo 1.1 Ombre

No, non sono paranoico. È vero, la mia cliente aveva detto di non essere stata seguita, ma, sapete, la prudenza allunga la vita, in molti casi. E comunque, siamo tutti seguiti in qualche modo, che noi lo vogliamo oppure no. Prendete la nostra ombra, è sempre lì, parte sotto i nostri piedi, e resta a imitare ogni nostro movimento. L'ombra non decide mai nulla, solo deforma quello che noi facciamo con la sua figura nera.
Non ho ancora capito come faccia a non annoiarsi, sempre lì sospesa nella vita altrui, in silenzio. L'ombra non parla mai con nessuno...
Nessuno che non voglia ascoltarla veramente.

Mio nonno era solito raccontarmi una storia riguardo al padre: era un inverno gelido del XIX secolo e nel Manitoba quell'anno le nevi erano state abbondanti. Il mio bisnonno era a caccia di caribou, e si era acquattato sotto una pianta di rovi, presso un tasso, e stava lì in attesa, finchè non si allungò sulla neve un'ombra, immobile, diffidente. Il mio avo non riusciva a scorgerne il proprietario, allungò il viso fuori del nascondiglio ma sentì qualcuno afferrargli i piedi e tirarlo via dall'altra parte.
Non ebbe il tempo di alzare il cane del fucile, fortunatamente: era uno sciamano piedi neri, con un giovane di una quindicina d'anni a cui disse, in modo che il padre di mio nonno potesse sentire: "Non fidarti delle ombre, neanche della tua, loro sono con noi ma non sono state create per noi."
Mangiò con loro quella sera il mio bisnonno, un caribou arrosto, catturato dai piedi neri.

Anticamente si parlava dei morti come di ombre sfuggenti, gli indiani dicono lo stesso. L'ombra con le sue due dimensioni forse vuole ricordarci che torneremo a essere bidimensionali, come un granello di polvere. La polvere...


Mi diressi verso downtown, ero a corto di benzina, e avevo bisogno di bere. Cara Barol mi aveva messo una sete dannata addosso. Guidai per circa seicento metri sulla quarantesima prima di girare in Melville Avenue e fermarmi al numero 19, di fronte a un vecchio villino vittoriano, cadente, con lo steccato forse bianco in precedenza. Il giardino non era curato, non c'erano fiori, non vi gironzolavano gatti.
Una volta ci abitavo con tutta la famiglia.

10 commenti:

Luigi l'appeso ha detto...

wow
aspè che lo rileggo e ci penso

Luigi l'appeso ha detto...

Allora Bro, non faccio modifiche prima di sentirti, ma vedi un po':

1) Non so se hai letto mai niente di Jung, un Froidiano, cmq:

E comunque, siamo tutti seguiti in qualche modo, che noi lo vogliamo oppure no, la nostra ombra è sempre lì, sotto, e dentro di noi, ad imitare ogni nostro movimento, come una foto al negativo. Non ho ancora capito come faccia a non annoiarsi, nel vivere un'esistenza non sua, e sempre silenziosa. L'ombra non parla mai con nessuno... o almeno, solo a chi vuole ascoltarla.

queste sono le sole modifiche "pesanti", poi volevo fare giusto un paio di alleggerimenti.
Fammi sapè, o lo fai tu direttamente.

Luigi l'appeso ha detto...

Ma i piedi neri non sono cattivi, che tipo già l'avevano scalpato al bisnonno e avevano mangiato il cervello col caribou e avevano mandato a casa il corpo decapitato legato al cavallo?

Luigi l'appeso ha detto...

Bro, cmq commenta il mio se qualcosa ti stona.

Luigi l'appeso ha detto...

commento pezzo a pezzo:

E comunque, siamo tutti seguiti in qualche modo, che noi lo vogliamo oppure no. Prendete la nostra ombra, è sempre lì, parte sotto i nostri piedi, e resta a imitare ogni nostro movimento.
*Ok, prima digressione*

L'ombra non decide mai nulla, solo deforma quello che noi facciamo con la sua figura nera.
Non ho ancora capito come faccia a non annoiarsi, sempre lì, magari a ripetere sempre gli stessi movimenti altrui,
*"movimenti" è ridondante...*

e sempre silenziosa. L'ombra non parla mai con nessuno...
Nessuno che non voglia ascoltarla veramente. So che gli abitanti dell'Impero Romano e della Grecia antica parlavano dei morti come di ombre sfuggenti, gli indiani dicono lo stesso.
*sembra un po' attaccata con lo sputo la cosa storica... e cmq stai pensando tra te e te, cos'è quel "So"???*

L'ombra con le sue due dimensioni forse vuole ricordarci che torneremo a essere bidimensionali, come un granello di polvere.
Direi che è un ammonimento sufficientemente chiaro.
*bello, ingegneristicamente il grannello non ha dimensioni. E' un punto. Scherzo, è bello. Al max "granelli" ne hanno 2, ma è bello così.*

Ma le ombre non mi ossessionano.
*...non è un gran chè come cesura, chiudere la digressione con la frase di prima?*

Luigi l'appeso ha detto...

senti, a me solo ora viene un dubbio.
La cosa che avevo scritto nel secondo commento, sono io che rivedevo il tuo non sono parole di Jung. Jung te lo nominavo solo perchè riprende l'ombra in filosofia... solo ora mi rendo conto che sembrava che fossero parole di Jung, il che motiverebbe anche la tua risposta di prima e la pesante modifica che hai fatto...

Io sono il capostipite dei Baggins ha detto...

Sì, in effetti avevo capito che fossero parole di Jung, poi dopo aver modificato il post ho capito che in realtà non lo erano, ma ormai mi piaceva di più la seconda versione.

Luigi l'appeso ha detto...

Bro... c'hai lavorato troppo.
Ha perso tutta la bella naturalezza che aveva prima. E non s'attacca col resto.
Se ti posso dare un consiglio siediti davanti a writer e riscrivila senza pensarci troppo. Se no vediamo come fare, ma così no, ti prego.

Cambio due cosine dopo che hai fatto 5 coordinate, 1 subordinata e 4 coordinate senza manco un punto.
E che cazzo.

Luigi l'appeso ha detto...

Bro, i pizzicannelli della mamma di Carmine sono una droga per il cervello: credo che così tanto destrosio crei seria dipendenza, ma vedi un po' col cervello acceso che ho pensato:

E comunque, siamo tutti seguiti in qualche modo, che noi lo vogliamo oppure no, la nostra ombra è sempre lì e dai nostri piedi scimmiotta (o imita, ndr) ogni nostro movimento. L'ombra non decide mai nulla, solo deforma quello che noi facciamo con la sua figura nera.
Non ho ancora capito come faccia a non annoiarsi, nel vivere un'esistenza non sua, e sempre in silenzio. L'ombra non parla mai con nessuno... nessuno che non voglia ascoltarla veramente.

Mio nonno era solito raccontarmi una storia riguardo al padre: era un inverno gelido del XIX secolo e nel Manitoba quell'anno le nevi erano state abbondanti. Il mio bisnonno era a caccia di caribou, e si era acquattato sotto una pianta di rovi, presso un tasso, e stava lì in attesa, finchè non si allungò sulla neve un'ombra, immobile, diffidente. Il mio avo non riusciva a scorgerne il proprietario, allungò il viso fuori del nascondiglio ma sentì qualcuno afferrargli i piedi e tirarlo via dall'altra parte.
Non ebbe il tempo di alzare il cane del fucile, fortunatamente: era uno sciamano piedi neri, con un giovane di una quindicina d'anni a cui disse, in modo che il padre di mio nonno potesse sentire: "Non fidarti delle ombre, neanche della tua, loro sono con noi ma non sono state create per noi."
Mangiò con loro quella sera il mio bisnonno, un caribou arrosto, catturato dai piedi neri.

Anticamente si parlava dei morti come di ombre sfuggenti, e anche gli indiani dicono qualcosa di simile. L'ombra con le sue due dimensioni forse vuole ricordarci che torneremo a essere bidimensionali, come granelli di polvere.
Direi che è un ammonimento sufficientemente chiaro.


Se spezzi la digressione con la storielle credo guadagni in leggibilità. Così è anche meglio collegato il "parlare" alla storiella dove spieghi perchè.

Sulla roba tua però non ci voglio mettere mani, fai come vuoi.

Io sono il capostipite dei Baggins ha detto...

Mi pare che così renda meglio, posporre alla storiella la cosa del regno dei morti fa più effetto anche.