venerdì 24 ottobre 2008

Max Payne


Io non avevo sentito niente, ma a Lucca esce già in anteprima il film di Max Payne. Inutile dirvi che (almeno per il primo capitolo della saga) è stata una delle cose a cui mi sono più ispirato per Sale Negli Occhi (a partire dal nome). Dal trailer sembra un po' una puttanata, ma bisogna pure dire che i trailer spesso sono dei piccoli gioielli mentre i film delle "cagate pazzesche" (scusate la citazione, ovviamente dal "Il secondo tragico Fantozzi", ma mi sto rivedendo tutte le vecchie glorie col mio coinquilino tedesco)

Secondo me però dovevano girarlo al Donna Javotte prima della ristrutturazione, ci stava troppo.
Ma va beh.



Antonio-il-re-delle-monnezze-illegali dammi la tua email che ti devo chiedere delle cose.

Per tutti gli altri: saluti.

lunedì 15 settembre 2008

Riepilogo

Fa freddo questa notte, e la nebbia pesa come un intero mare di acciaio,
entro da Moe, dove la luce è sempre accesa, come la lanterna dell'eremita
dei tarocchi.
C'è Marco al bancone, Marco Roger Dodger...
Saluto...

"Puttanella, sei sempre l'uomo più bello."
"Ciao Max, non ho investimenti da proporti, è fallita anche Lehman Bros,
non c'è più religione..."
"Un doppio Moe..."
"Sai Max, questa non l'ho schivata..."
"Neanche Cara ha schivato. Neanche Kirsten schivò il suo destino quando le spararono..."
"Mi spiace, Max. Credo che tu abbia buttato le pentole che vi avevo regalato, deve farti
male il ricordo."
"Non è il ricordo a farmi male, è la sua assenza, le pentole le uso ancora, mi hai regalato
le pentole più belle del mondo..."
"Già... è proprio l'assenza..."
"Puttanella, non puoi ripetere nulla di ciò che hai fatto con lei, ricordatelo!"
"Già... forse non riuscirò a produrre altre escalation del commitment..."
"Un exploit..."
"Un exploit, già... come al college, eh Max?"
"Nel vaso di Pandora rimase la speranza..."
"Già, e poi alcune missioni ce le scegliamo, altre ci piovono tra le braccia..."
"Potrebbero piovere molte altre missioni..."
"Già... Max il mio Bushmills è finito, vado a dormire... Come faceva quella canzone dei Beatles?"
"Quale?"
"The long and winding road..."
"Moe, tu te la ricordi?"
"Certo, ora la metto su..."

The long and winding road
That leads to your door
Will never disappear
Ive seen that road before
It always leads me here
Leads me to you door...

"'Notte Moe, 'notte Max..."
"Notte bell'uomo..."

lunedì 1 settembre 2008

Epilogo

Max è nel bar, si tiene la testa tra le mani e, cosa rara, sta fumando.
Si stira all'indietro sulla sedia, lascia cadere la cicca nel posacenere, afferra il suo drink e lo butta giù d'un fiato.
Luigi è appena entrato e assiste alla scena dall'angolo buio del bar, passa dal bancone e fa un cenno a Moe, che gli versa due Bushmills.
Si siede, e gliene scivola uno davanti.
Max lo guarda. I suoi occhi sono vuoti, come quelli di un morto.
"Perché proprio io? Perché toccava proprio a me?"
Luigi sospira stanco, come sospira chi si sente in colpa di non sentirsi in colpa.
"Alcune missioni ce le scegliamo. Altre ci piovono tra le braccia, come le mele in testa agli scienziati. Potrei chiederti: "E perché il mondo gira?", oppure dirti che toccava a te perché tu ti trovavi lì in quel momento, sul mio quaderno rosso. La verità, è che certe persone sono troppo testarde per mollare la presa, sempre."
Max si stira di nuovo sulla sedia, pensoso, ma in realtà è più un gesto per non guardare in faccia il suo interlocutore. Non gli piace.
Luigi sorseggia il suo Bushmills, pensando che è troppo forte per i suoi gusti.
Poi, ad un certo punto, si guardano, e sembra quasi che stiano pensando la stessa cosa: perché il mondo non si ferma?

martedì 26 agosto 2008

Shock!

Accidenti, vi ha davvero shoccato la fine del libro: 0 commenti in quasi un mese!
Va beh, appena la smetto di respirare con l'affanno per via degli esami scrivo la mia famosa critica (e forse pure Marco).
Intanto sono sempre più convinto che dovrò scrivere il libro: "Come essere dei veri bastardi in 10 mosse" mentre Marco è sempre più convinto che bisogna diventare come Batman. Eh, fanno male i film di Nolan...

martedì 12 agosto 2008

Amici, figli di puttana e Max Pezzali

Ragazza: "Antò, ti voglio bene"
Antonio: "Grazie!"
Luigi: "...ma che risposta da figlio di puttana: grazie!"
Antonio: "Ehm... l'ho presa da te..."
Luigi: "... ... ...è bello vedere come gli amici ti capiscono ancora prima che tu capisca te stesso!"

Dopo il libro di Max Pezzali sul fatto che l'adolescenza sia un periodo problematico, Marco ha deciso che pure noi dobbiamo mandare questo a qualcuno.
Ovviamente dopo ALMENO una prima ristesura.
In realtà ce ne sarà ALMENO una seconda perchè abbiamo un'idea violenta e selvaggia da mettere in pratica.

Presto un post con le nostre critiche principali a questa prima stesura, mentre, ovviamente, aspettiamo le vostre.

giovedì 7 agosto 2008

Capitolo 5.7 Signore e signori, la fine.

La porta è davanti a me.
3 metri di altezza, sembra l'ingresso di un tempio. O dell'inferno.
Sfilo il caricatore vuoto, riarmo e butto giù la porta con un calcio.
C'è solo Freddy nella stanza, seduto dietro la sua scrivania.
"Benvenuto Maximilian"
Il suo tono mi infastidisce. Non ha più quella spocchiosa sicurezza che ho sempre sognato di prendere a calci. C'è quasi ansia nella sua voce. Quasi come mi stesse aspettando, da molto.
"Io non direi, Freddy"
Girano molte leggende su Freddy, alcune false, la maggior parte vere.
Una di queste è che la sua stanza è divisa a metà da una parete di vetro blindato, e che c'è un'uscita di sicurezza dalla parte non accessibile della stanza. Purtroppo per me, è una di quelle vere.
"Non esistono vetri anti-proiettile Freddy, soprattutto non per i full metal jacket dei tuoi uomini."
"Già, ma esistono vetri che resistono per un paio di minuti al munizionamento più pesante. Un tempo sufficiente per essere dall'altra parte della città, per me. Ma d'altronde, non sei venuto qui per uccidermi Max, lo sappiamo entrambi. Tu sei il figlio di Sean Blade, e vuoi sapere perchè 24 anni fa' lo uccisi. Vuoi sapere perchè, 24 anni fa', uccisi MIO padre."
Mi ci vuole una notevole dose di forza di volontà per non perdere la presa del fucile. Il bastardo vuol fregarmi, non devo lasciargli fare questi giochetti.
"Freddy il crack t'ha fottuto il cervello o vuoi solo prendermi per il culo?"
"Puoi continuare a mostrare sicurezza Max, ma è così. Quando quel bastardo arrivò non riusciva a trovare lavoro e quando io nacqui convinse mia madre a darmi in affidamento. Anche lei è morta. Passando dall'orfanotrofio al riformatorio e poi al carcere, sono riuscito a tessere una rete di amicizie che nel giro di pochi anni mi ha portato a diventare il boss che ora sono. Uccidere le suore e rubargli gli schedari è stata la prima cosa che ho fatto. Quell'azione non aveva senso agli occhi della malavita, per questo mi chiamarono "il pazzo". "
"Suona possibile"
"Suona possibile? È tutto quello che hai da dirmi?"
"Freddy, hai ucciso due persone per il semplice fatto che non potevano mantenerti, e molte altre per meno ancora. La parola fine sta per essere scritta sulla tua esistenza. Cosa vuoi che ti dica?"
"Non puoi uccidermi Max, sono in una cassaforte."
"Mi tocca smentirti di nuovo Freddy."
Mi scopro il petto.
"Questo è un detonatore impostato sul mio battito cardiaco. Se io muoio, lui manda il segnale. Inutile dirti che mentre salivo fin qui ho seminato qua e là mine al plastico radiocomandate. E un paio me ne sono rimaste in tasca. Non mi sembrava bello morire senza portarmi all'inferno tutto il Manicomio."
"M-Max, ascolta... Quando mi hai chiamato io non sono scappato, perchè volevo proporti un accordo. La città si sta espandendo, io non posso più farcela da solo a gestire tutto. Se non ti ho ucciso fino ad adesso è solo perchè volevo vedere quanto valessi, e ora sono sicuro che tu sei pronto. Unisciti a me, inutile dirti tutti i vantaggi della mia offerta. Due persone spietate come noi possono tenere in pugno questa manica di bifolchi anche saltellando su una gamba con le mani legate dietro la schiena. Max, ti sto offrendo una nuova vita, con la tua famiglia."

Per la prima volta, dall'inizio di questa storia sorrido di gusto.
Impugno la mia pistola e me la punto alla testa.
"Ci vediamo all'inferno Freddy."


FINE

Fallevoli intenzioni

Saranno le distrazioni, ma... giuro che ho tutto in mente.
Fondamentalmente un paio di concetti da esprimere e un problema - soluzione, facile facile e lineare un po' come tutto il libro.
Eppure non riesco a scriverlo.

Ci va la parola FINE in fondo, cazzo.
E si che me lo sto trascinando da 4 anni Blade, è pure ora di metterlo nel cassetto.

Prometto di scriverlo entro martedì.
Andrà comunque praticamente risteso prima di pensare anche solo di farlo leggere a qualcuno : D

P.S.
Maledetto sia il karma.
I figli di puttana non possono neanche più prendersela col destino. Che non ci si è mai creduto, ma almeno si malediceva qualcosa. Merd'.

mercoledì 30 luglio 2008

Capitolo 5.6 L'Apocalisse

1 Poi vidi quando l'Agnello aperse il primo dei sette sigilli, e udii uno dei quattro esseri viventi, che diceva come con voce di tuono: «Vieni e vedi». 2 E io vidi, ed ecco un cavallo bianco. E colui che lo cavalcava aveva un arco e gli fu data una corona, ed egli uscì fuori come vincitore e per vincere.

Per la prima volta vedrò il manicomio dall'interno, non che aspettassi questo momento come la prima visita al Louvre, ma direi che ho un certo interesse, e non alla contemplazione. Leroy però è più svelto di me, il vecchio si lancia dentro come farebbe un poppante all'acquapark,l'unica differenza sono il fucile di precisione in una mano e una granata nell'altra invece del ciuccio o del biberon.

Raffiche di Uzi...

"LEROY!!"

Una granata che esplode. Leroy che sorride con una luce folle negli occhi, qualcuno ha fatto arrivare i propri resti fino all'ingresso, ma il vecchio non è soddisfatto. Imbraccia il fucile, punta verso la rampa centrale delle tre che si aprono di fronte a noi. Un colpo, alla cieca, un energumeno armato di Uzi crolla giù centrato in piena testa. Leroy vuole divertirsi da solo. Avanziamo nella polvere e nel fumo che sale negli occhi...

Sbucano fuori dall'angolo nascosto dall'ultima scala, in quattro armati di Uzi, ci lanciamo a terra, non Leroy che estrae un'altra granata, toglie la sicura, la lancia in mezzo ai buontemponi, uno è ancora più veloce, un colpo nel cuore a Leroy... il kevlar non è bastato... la granata in mezzo ai quattro, saltano tutti per aria. Leroy va a incontrare sua figlia, spero che si riconcilino.

3 Quando egli aperse il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che diceva: «Vieni e vedi». 4 Allora uscì fuori un altro cavallo rosso, e a colui che lo cavalcava fu dato di togliere la pace dalla terra, affinché gli uomini si uccidessero gli uni gli altri, e gli fu data una grande spada.

Siamo rimasti in tre, con i giubbotti antiproiettile che a quanto pare non serviranno a granchè.

"Andiamo Max, sterminiamoli, ho lasciato il bar aperto nella fretta!"
"Sì Moe, andiamo."
"Andare dove?"

Jeff, gli pagherò un neurologo se usciamo vivi di quì. Prendiamo ognuno una diversa rampa, la destra a Moe, la sinistra a Jeff, quella centrale a me. Arriviamo su senza problemi, si tratta di scegliere un corridoio ora, tra questi muri gialli e una carta da parati ammuffita a motivi orientali. Optiamo per il corridoio più illuminato e più centrale. Pochi passi, due colpi di fucile a pompa... Moe, ha centrato nello stomaco altri due volenterosi servi di Freddy, ecco quella che si chiama indigestione di piombo.

"Moe, quel cannone bucherebbe un carro armato..."
"Eh eh eh, lo so, ecco perchè non ho mai subito ra... Mma... x"

Mi volto e faccio partire una raffica dietro le spalle di Moe, un uomo armato di un fucile automatico silenziato cade a terra. Morto, come Moe... Il conto si allunga, Freddy...

5 Quando egli aperse il terzo sigillo udii il terzo essere vivente che diceva: «Vieni e vedi». E io vidi, ed ecco un cavallo nero; e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. 6 E udii una voce in mezzo ai quattro esseri viventi che diceva: «Un chenice di frumento per un denaro, e tre chenici d'orzo per un denaro, e non danneggiare né l'olio né il vino».

Forse avevamo scelto il corridoio sbagliato, prendiamo quello buio e seminascosto dal quale è uscito l'ultimo assalitore, avanziamo in silenzio, sotto le luci funeree di un neon che deve aver visto giorni migliori.

"Jeff, non sei obbligato a seguirmi... Jeff... Jeff, cazzo!"

Jeff sta strangolando un energumeno più alto di lui a mani nude... Crack, collo spezzato. Negli occhi di Jeff non si leggono emozioni, forse perchè Jeff non sa scrivere granchè bene. Faccio per voltarmi e sento un gemito, Jeff si accascia, con un coltello ficcato nella schiena, e un altro bestione che mi si lancia contro con una semiautomatica spianata.

"Sei finito Blade, sei morto."

Un colpo, uno solo, in mezzo agli occhi.

"Quando si spara si spara, non si parla..."

Mi dispiace per Jeff, non potrò pagargli la visita dal neurologo.

7 Quando egli aperse il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: «Vieni e vedi». 8 E io vidi, ed ecco un cavallo giallastro; e colui che lo cavalcava aveva nome la Morte, e dietro ad essa veniva l'Ades. E fu loro data potestà sulla quarta parte della terra, per uccidere con la spada, con la fame, con la morte e mediante le fiere della terra.

Nulla può fermare la Morte, dicono che esista un sentimento in grado di farlo, ma non credo sia un sentimento che potrò provare per Freddy.

Apocalisse, 6, 1-8 rivisitata da Max Blade.

martedì 22 luglio 2008

Domani mi sparo

"Si, si, domani.
UNA BELLA SEGA"

Volevo postare il testo di questa canzone degli "Ottavo Padiglione", ma non lo trovo e non c'ho voglia di trascriverlo da me, perciò vi metto solo lo screen-shot (come al solito non resisto a photoshopparli un po') di "The Boondock Saint - Giustizia Finale" e vi auguro di vivere in tempi interessanti.

venerdì 11 luglio 2008

Capitolo 5.5 Acqua scura


"Hai capito tutto, taglietto? Guarda che so dove abiti, se sgarri in qualcosa uccido tua moglie e mi scopo tuo figlio dalla stella del mattino, capito?"
"Si... si..."
"Bravo taglietto, bravo"
Chiudo taglietto nella cabina di pilotaggio, scarico la mitragliatrice e getto le munizioni in mare.
Sono passate 12 ore dall'allerta, chi doveva andare è andato. O almeno spero.
Ora è buio, posso farcela.
Mi sfilo la giacca e le scarpe. Lego le scarpe insieme e me le appendo al collo, la giacca la butto a mare. Cazzo, me l'aveva regalata una mia ex.
Mi tuffo.

Arrivo alla spiaggia posteriore del porto, nuotando piano sono riuscito non farmi notare. E taglietto ha mantenuto la posizione. Bene, sono ancora in grado di fare un buon bluff.
Mi infilo le scarpe e risalgo dalle scalette di accesso alla baia.
La città è un deserto di luci spente.
Rubo la prima macchina che mi capita a tiro. Mi fermano tre posti di blocco prima di arrivare a casa, ognuno mi consiglia una via diversa per lasciare la città ed evitare ingorghi. Deve essere davvero un macello lì fuori.
A nessuno viene in mente di chiedermi perchè fossi bagnato fradicio. Peccato, mi ero preparato una bella storiella.

"Max!"
Ma che cazzo...
"Jeff?"
"In persona vecchio mio"
"Ma... che ci fai qui fuori?"
"E tu che ci fai bagnato fradicio in un'auto rubata?"
"...Jeff, devi lasciare la città"
"Oh si, certo"
Mi segue.
"Jeff... stavolta non voglio tirarti in ballo"
"Ehi cazzone, ho 63 anni e sono stato io ad insegnarti a guidare, a bere Bushmills e ad offendere le mamme dei tuoi amici in rima, perciò non dirmi cosa devo o non devo fare, ok?"
"Jeff, è qualcosa di grande"
"Perchè non hai visto quello che ho nelle mutande"
"Porca puttana, ho sequestrato una nave piena di rifiuti tossici e sto per entrare nel Manicomio, lo trovi ancora così spiritoso?"
"La televisione ha detto che un gruppo di terroristi hanno sequestrato una nave con dei rifiuti tossici, ma dalle riprese dell'elicottero ho riconosciuto la tua giacca, quella che ti regalò Louise. Ho provato a chiamarti e non rispondevi, ho fatto due più due e ho capito che stai cercando di vendicarti di Freddy."
"...vendicarmi di cosa, Jeff?"
"Di tuo padre"
"L'hai saputo per tutto questo tempo senza dirmi niente?"
"Perchè, non ne sapevi abbastanza?"

"Cosa c'è in tutte quelle scatole Max?"
"Sali sulla Ill Niño, Jeff"
"Dobbiamo passare a chiamare un amico"
"STAI SCHERZANDO O COSA?"
"Tranquillo, Raven Square, 14"
"...è l'indirizzo del bar di Moe!"
"Appunto"

Moe mi aspetta seduto fuori il suo bar, con il fucile sulle gambe. Somiglia allo sceriffo di un qualche vecchio film western.
Dannati pazzi. Tutti quanti.
"Moe, ficcati quel fucile su per il culo e arriva a saltelli fino all'Oklahoma!"
"Ehi, Max, è così che si fa con chi ti vuole aiutare?"
"Moe, questa è una faccenda seria! Non posso garantire per la vostra sicurezza!"
"Ehi senti, se ci resti secco tu, io muoio di fame col bar, perciò sono morto uguale, no?"
Ha sulle labbra quel sorriso, il sorriso di chi ha capito che se è tutto una barzelletta, tanto vale ridere.
"Ehi, Max, certo che potevi comprartela una macchina più grande, qua dietro si sta così stretti che non potrei manco scoparmici la vecchia Sally! E certo che lei ne fa di acrobazie, eh?"

Arrivo all'incrocio tra la quarta e Brahamall Moore Lane. Parcheggio, il Manicomio è subito dietro l'angolo. Mi affaccio con cauzione, mi aspetto un'accoglienza coi fiocchi. In realtà ho fatto di tutto per portarne fuori il più possibile: se mi aspettassero tutti barricati dentro non avrei speranze. Ma per Freddy la fortezza è sacra, inviolabile: hanno creato sicuramente uno scudo all'esterno.

Sembra ci sia stata una guerra qui.
A giudicare dai corpi e dal fuoco probabilmente un bazooka, o un panzerfaust.
Sparato dritto sull'ingresso, verso la barricata.
"Max, finalmente!"
Salto che quasi mi stacco da terra.
"Ti stavo aspettando!"
"...Leeroy?!? Che diavolo ci fai qui?"
"Ehi amico, nella tua testa posso anche essere l'alter ego troppo cresciuto del piccolo lord, ma deve ancora nascere l'uomo in grado di nascondermi qualcosa!"
"...Ti sbagli Leeroy. Cara l'ha uccisa davvero Pei."
Per un attimo si rabbuia "Il mandante era Freddy, lo sappiamo entrambi. E un amico al SIS mi ha fornito le informazioni riguardo una certa nave al porto. Ho fatto due più due..."
Sono banale come la cocaina ad una festa.
"E hai pensato bene di portarti un bazooka?"
"Ah, no, in realtà hanno fatto tutto loro. Accidenti, sono pur sempre un agente segreto brittanico arrivato vivo a 60 anni, qualche trucchetto dovrò conoscerlo anche io, no?"
Non so davvero che dire, biascico solo un "Certo Leeroy, certo".
Quando credi che niente più al mondo sia in grado di stupirti...

"Bene signori, le armi sono cariche e il meteo non sembra migliorare. Il cielo è buio come se l'avessero pestato, nemmeno Dio vuole vedere quello che succederà oggi."
"Un esercito di quattro uomini" dice Jeff.
"Cinque. C'è anche Cara con noi."
Le ultime parole di Leeroy.

mercoledì 2 luglio 2008

Arriva DuffMan


Questo è tutto quello che saprete da me sul mio compleanno.
Anche perchè non è che ricordi poi tanto.
Purtroppo la foto dove facevo DuffMan è venuta sfocata e a questo proposito ringrazio pubblicamente i tempi di calibrazione degli autofocus.

PS: 50esimo post del blog (è vero che sono più le cazzate che il libro, ma va beh, so cmq soddisfazioni)

sabato 28 giugno 2008

Comic Life

Tutti voi sapete quanto io sia patito di fumetti. La cosa più frustrante per chi vuole divertirsi a scrivere fumetti sono i disegni: o uno se li sa anche disegnare, oppure è un casino.
Anche per questo, quando voglio scrivere c'è questo blog, mentre non ho mai scritto un fumetto, per quanto lo desideri.
Girovagando qua e là per la rete mi sono imbattuto in "Comic Life".
Questo programmino del cazzo è davvero UNA MANNA DAL CIELO PER GLI SCENEGGIATORI SFIGATI.
Tanto per testarlo, ho provato a fare una tavola stile "Mono" (per chi non lo sapesse Mono è una rivista della Tunue', principalmente chiedono una tavola singola ad una selezione di autori affermati fissando un tema unico per ogni numero ed è interessante vedere le varie interpretazioni che danno gli autori. Lavorare su una sola tavola senza nessuna altra limitazione porta a mettere per bene in moto il cervello.)
L'ultimo numero (il quarto) che è uscito da poco è a tema "cibo".
Io ovviamente non sono uno sceneggiatore, nè uno scrittore, ma vi posto lo stesso la tavola, solo per farvi vedere quanto sia facile e il risultato, per quanto amatoriale, rende comunque l'idea molto più di una sceneggiatura pura.
(Le immagini provengono da tre film diversi, per questo sono LEGGERMENTE incoerenti :D )
C'è gente che s'è fatta i fumetti di Halo così, o di GTA, o di Prison Break.

ps
a proposito di GTA, per la serie W le reinterpretazioni libere: GRAND THEFT ORGY
La generazione nerd ringrazia sentitamente.

martedì 24 giugno 2008

Aquila della notte


Tito Faraci sta scrivendo una sceneggiatura per Tex, e sul suo blog ha riportato una raccolta di citazioni da vecchi numeri. M'hanno fatto troppo ridere, e ve le ripropongo.

"Io rappresento un quartetto di pistole che potrebbero trasformare questa bettola in un cimitero!"

"Non possiamo tagliare gli artigli a quell'uccellaccio da preda, ma nessuno c'impedirà di strappargli un bel po' di penne."

"Dopo avere ingoiato la povere di mezza Arizona, una buona sciacquata di gola è la benvenuta."

"Fermo o ti apro una finestra nella carcassa!"

"Potrei essere tentato di levarti lo scalpo a calci per usarlo poi come spazzola per stivali."

"Uno di questi giorni ci faranno membri onorari della confraternita dei becchini."

"Quel tipo è leggermente defunto..."

"Il che dimostra con che razza di cervelli da galline siano ammobiliate le vostre teste."

"Posso procurarti una cura di piombo con successivi impacchi di terra fresca."

"Una sola mossa e finisci a mangiar l'erba dalla parte delle radici."


Il mio cibo preferito sono gli Spaghetti-Western.
Saluti : D

domenica 18 maggio 2008

Capitolo 5.4 FF

La televisione continua a gracchiare il rumore bianco di sottofondo quando una voce si sintonizza sulla radio di bordo.
"...Jagger?"
"Si, sono io"
"Qui è il capitano Bauer, della polizia municipale. Lei... lei ha intenzione di far collassare la nave sul porto?"
Per fortuna la radio ad onde lunghe distorce la voce abbastanza da renderle irriconoscibili.
"Precisamente. Mandate un elicottero a guardare nei container che ho a bordo. Bastano un paio di contatori geiger, sentirete che sinfonia."
"Ma... come ha fatto ad arrivare lì?"
"Ah, questo me lo deve dire lei, io la nave l'ho trovata già in porto"
"Le scuse non la aiuteranno davanti ad un tribunale"
"Scommettiamo?"
"Jagger... è una pazzia: non ce la faremo mai ad evacuare tutta la città! Dicci cosa vuoi!"
"Niente, assolutamente niente. Evacui dalla città ogni essere vivente con due gambe, perchè tra 24 ore la nave si schianterà sul porto. E niente furbate, perchè se la nave si inabissa qui, sarà lo stesso una catastrofe. Passo e chiudo."
Come per magia due elicotteri si materializzano sopra la nave. Dannati elicotteri silenziosi, fanno meno rumore del ventilatore che ho in ufficio. Faccio appena in tempo a coprirmi il volto con la giacca. Per fortuna non ci sono tiratori sulle fiancate, stanno solo verificando la verità delle mie affermazioni. Silenziosi come sono apparsi gli elicotteri spariscono dalla mia visuale.

La radio gracchia di nuovo.
"Jagger... Jagger, rispondi passo"
È la voce di Bauer. Lasciamolo friggere un po'.
Non riusciranno mai a sfollare tutta la città. Non ci sono riusciti neanche dopo la catastrofe di New Orleans, figuriamoci ora, con una presunta minaccia e in ventiquattr'ore. Ma a me basta solo un quartiere, e chissà perchè ho il presentimento che quella zona sarà più vuota di un intestino dopo una colonscopia.
Che l'orchestra cominci il motivetto della chiusura. Io, sono pronto.

venerdì 16 maggio 2008

Capitolo 5.3 Intermezzo

But it's all good, it's all good
All I say to you today
It's all good, sure it's all good
All I say to you today

Pennsylvania Ave. 1530
Ufficio del vice-presidente, ore 18:40, io, tenente Bauer, coadiuvato
dagli agenti Mills e Stipe dei servizi federali di sicurezza ho proceduto all'arresto
del signor Silvan, il vice-presidente.

Pennsylvania Ave. 1530
Ufficio del vice-presidente, ore 18:20...

Una corsa nel corridoio, si avvicina alla porta, la porta si apre senza preavviso
e viene sbattuta e richiusa: SLAM!
Jean... il mio segretario, servo invadente...

"Jean! Da quando in qua entri senza bussare? Avrei potuto non essere solo... e cos'è
quell'espressione da idiota sulla tua faccia? Cos'hai in mano? E soprattutto non farmi perdere tempo e dimmi che diavolo vuoi."
"Signore, è un dvd, e deve vederlo, per il suo bene."
"Io non devo fare nulla di quello che dici, ma comunque vediamo questo dvd, e prega che non
sia qualcosa di cui avrei potuto fare a meno."

...

"Buonasera da Oliver Cromwell e benvenuti al notiziario delle 19:00 della BBC International,
sezione esteri.
Il vice-presidente degli Stati Uniti d'America coinvolto in un traffico di armi e scorie tossiche
con l'Africa, il suo coinvolgimento è provato e confermato da un dossier recapitato alla sede della BBC International alle 4 p.m. e ai giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti Willer e Carson alla stessa ora. Il signor Silvan è inoltre accusato di frode fiscale e contabile e si hanno elementi certi per asserire la sua affiliazione alla criminalità organizzata della Città Fredda e a personaggi quali Freddy il Pazzo. I dettagli nel servizio di Damien Dempsey, a te Damien."

...

"Signore... è finita, siamo finiti, deve fuggire, o deve provare a comprare Willer e Carson.
Signore... Oppure far intervenire il Presidente"
"Bastardi... Figli di puttana, non so chi... Bastardi... Cosa cazzo dici Jean? Il presidente mi odia e ha sempre cercato di mettermi da parte... Comprare Willer e Carson? Sai qual era il nome di Willer quando era procuratore distrettuale? Lo strizzapalle, e Carson era l'incorruttibile. Sono finito, dovrei provare a eliminarli, o dovrei fuggire, o entrambe le cose..."

Passi veloci e pesanti nel corridoio, molti passi, nessuna voce...
SLAM!!
Due uomini in nero e uno che sembra uscito da un ippodromo.

É lo scommettitore a parlare: "Tenente Bauer, polizia della Città Fredda, Signor Silvan, lei è in arresto per una quantità tale di capi di imputazione che non le basterà l'ergastolo per scontarli, gli agenti Mills e Stipe dei servizi federali le faranno l'elenco dettagliato.
Fottiti bastardo, se permetti, hahahahahahaha."

Pennsylvania Ave. 1530
Ufficio del vice-presidente, ore 18:37...

But it's all good, it's all good
All I say to you today
It's all good, sure it's all good
All I say to you today

venerdì 9 maggio 2008

Capitolo 5.2 Bluff

"Di' un po': per dove era diretto il carico?"
"Per l'isola di Corto Maltese"
"Sai Taglietto, un po' ti stimo: non conosco tante persone disposte a scherzare con un arma automatica puntata in mezzo agli occhi..."
"Africa! Dove vuoi che fossero diretti!"
"Più precisamente?"
"... Nigeria... noi gli diamo le armi per combattere i guerriglieri del Mend e loro nascondo questi rifiuti in qualche buco laggiù..."
"Mi pare equo... era quasi meglio quando bastavano delle collanine di vetro..."

"Bene, siamo abbastanza vicini: passami la radio."
"Ma che cazzo speri di ottenere, è una follia!"
"Mettiti sulla frequenza dei guardiacostieri, io penso al resto"

"Qui è Gene Jagger, dalla Michel VI, ascoltate bene perchè non lo ripeterò: siamo una nave che stava trasportando illegalmente scorie nucleari in africa. Abbiamo cambiato idea. Tra 24 ore esatte faremo schiantare la nave contro il porto della città. Non vogliamo niente, non è un ricatto, non c'è niente che potete fare per evitare il disastro: tra 24 ore la nave si schianterà sulla città contaminando per diversi chilometri tutta la zona; avete 24 ore per far evacuare tutti i cittadini. Se mandate un elicottero potrete inquadrare i cargo pieni di rifiuti tossici, affinchè anche i più scettici tra voi capiscano che non stiamo scherzando. Inoltrate la notizia al sindaco e mobilitate tutte le forze armate. Non potete affondarci: siamo troppo vicini il porto, il disastro avverrebbe ugualmente. Sfollate la città e nessuno si farà male. Tra un'ora riaprirò il collegamento radio. Passo e chiudo."

"Sei un fottuto pazzo, Jagger"
"Mi chiamo Blade, e questo è niente Taglietto."
Prendo il cellulare di Mastell e trovo in rubrica il numero di Freddy.
Da quanto sognavo di farlo.
"... pronto?"
"Ciao Freddy"
Silenzio dall'altra parte del capo.
"Sono Max Blade"
"Brutto figlio di puttana, sei tu che hai ucciso Mastell??"
"Oh no, Mastell si è suicidato. Qualcuno aveva messo una granata a pressione sotto il suo telefono e lui ha avuto la pessima idea di telefonare proprio in quel momento... eppure l'avevo avvertito..."
"Poche chiacchiere: che cazzo vuoi?"
"Accendi la tv e... sorridi Freddy"

martedì 6 maggio 2008

Capitolo 5.1 Candido (ovvero l'ottimismo)

L'adrenalina mi cola densa lungo la schiena.
Stringo ad intermittenza le dita lungo i calci delle pistole, un po' per sgranchire le dita, un po' per assicurarmi di avere ancora presa: è difficile mantenere l'autostima dopo aver vomitato tutta l'anima sul ponte di una nave.
Sento altri passi. Troppi stavolta.
Vengono dalla stessa parte di quelli di prima, ma stavolta mi conviene uscire dall'altra parte del cargo. Valuto la situazione: non ce la posso fare, stavolta sono davvero fottuto.

Corro lungo la linea della paratia verso la torretta di pilotaggio.
Come faccio a vincere contro un intera ciurma?

Riesco a raggiungere la base della torretta.
Se mi prendono mi strappano le escrescenze e le usano come galleggianti.

Ancora altri passi. Giro intorno alla torretta.
È un balletto osceno e senza senso.

Dovrei consegnarmi.
Salve ragazzi, sono Max Blade, un detective privato. Da anni sto conducendo una crociata personale contro quel bastardo di Freddy il pazzo che da da mangiare a voi e alle vostre famiglie del cazzo. Avete mica qualcosa per la nausea?

Passi da entrambe le direzioni. C'è una scaletta. So già che non mi piacerà quello che ci troverò sopra, ma è sempre meglio che finire nel fuoco incrociato di qualche carogna strafatta di anfetamine. Lo stomaco sembra andare ad una velocità diversa dal resto del corpo mentre salgo la scaletta, ma devo fare in fretta.
Sono sopra.

Come faccio a vincere contro un intero reggimento?
Facile.
Colpisco dietro il collo l'uomo che mi da le spalle e mi prendo il suo gioiellino.
Una Bren calibro 7.62, 550 colpi al minuto più uno scudo in resina antiproiettile montato davanti.
È praticamente Natale per me.
C'è un megafono.

"EHI, BRUTTI FIGLI DI PUTTANA! CREDO CHE TUTTI VOI ABBIATE VISTO SERGIO LEONE VERO? BEH, SERGIO LEONE AVEVA RAGIONE: QUANDO L'UOMO CON LA PISTOLA INCONTRA L'UOMO COL FUCILE, L'UOMO CON LA PISTOLA PUO' DIRE ADDIO ALLA PISTOLA, ALLE CHIAPPE E ALLA MOGLIE. BISOGNA ESSERE DEI ROTTINCULO COME CLINT EASTWOOD PER FREGARE L'UOMO COL FUCILE, E IO NON VEDO NESSUNO CHE C'ASSOMIGLIA NEANCHE LONTANAMENTE A CLINT EASTWOOD. HO TRENTA COLPI QUI DENTRO, E VI ASSICURO CHE CI SARANNO TRENTA MORTI SE NON MOLLATE SUBITO LE ARMI E VI ARRENDETE!"

E succede il miracolo.
Dopo un attimo di esitazione mi credono.
Lo sapevo che dovevo fare il politico.

"GETTATE LE ARMI A MARE, E METTETEVI TUTTI QUI DAVANTI.
ANCHE VOI FIGLI DI PUTTANA NELLA CABINA DI PILOTAGGIO, MI PRENDETE PER UN COGLIONE???"

Smonto la Bren dal supporto.
"Bene signori, vedo che ho la vostra attenzione ora. Chi è al comando qui?"
Viene avanti uno con una cicatrice che gli fa in due la faccia.
"Tu col taglietto, rinchiudi tutti sottocoperta. Alla prima mossa falsa vi scarico il caricatore addosso. Dicono facciano male i 51mm nella schiena."
Esegue senza fiatare.
"Bene taglietto, ora io e te ce ne andiamo nella cabina di comando, e ti spiego cosa devi fare"


"Cosa? Ma sei pazzo!"
"Forse. Ma ti faccio notare che quello armato sono io. Perciò tu fai come ti dico."
Vedo il sudore imperlargli la fronte.
"Taglietto mi sembri teso. Ti racconto una barzelletta:
C'è una battona su un marciappiede, quando arriva un nano con una valigia pesante...

Ricorrenze

Oggi è nato Gesù.
Forza, tutti insieme, facciamogli gli auguri.

"Auguri Gesù."

Bravi.

martedì 29 aprile 2008

Quando crescerò?

E non fatemi arrabbiare, cazzo.

Da notare i lacci della katana che sventolano. C'era un vento tipo forza 9 lassù.

domenica 20 aprile 2008

Capitolo 5 - Pieno oceano

Cos'avrà il mare da oscillare tanto?
Devo abituarmi a questo su e giù, o non la smetterò più di vomitare.
Forse è anche colpa delle scorie nucleari.
Chissà se ho un'abilità innata per cacciarmi in queste situazioni del cazzo.

Guardo nella giacca: altri due caricatori.
Se non avessi la nausea avrei anche qualche possibilità di uscirne vivo.

Eppure sembrava una giornata come un'altra.
Quando credi di poter gestire tranquillamente uno scambio droga–armi, ecco che ti capita l'imprevisto. Dopo qualche volta che lo fai sembra banale:
1) trovi i cecchini di entrambi le squadre;
2) li sgozzi, o gli spari nelle palle (i gusti sono gusti);
3) a campo libero puoi tranquillamente sparare a raffica con un Vulcan M134 sulle due parti, prendere i soldi, buttare la coca a mare e chiamare la polizia.
Pulito, rapido, ed efficace.
Tranne se non vedi un cecchino, e ti accorgi troppo tardi che dei colpi ti fischiano vicino le orecchie.
E sei costretto a buttarti in mare.
O, visto che sei un brillante detective di città, noti la nave che ti si para davanti, e gli salti su.
Ed è la nave di Freddy il pazzo, che trasporta scorie nucleari chissà dove.
Devo chiedere se mi prendono alla Justice League: il mio nome da supereroe sarà “Il fortunello”.

Su e giù.
Mi sto abituando.
O forse ho solo svuotato completamente lo stomaco.
No.

Ok, sono pronto.
No.

Ok, ora lo sono davvero.
Due caricatori. E una nave che è una bomba galleggiante in pieno oceano.
C'è movimento a bordo, mi stanno cercando sicuramente. Appena salito mi sono infilato tra questi due carghi, ma non durerà a lungo. Tra l'altro il capitano della nave non appena ha sentito il casino del Vulcan è partito e io sono riuscito a salire giusto in tempo. Che culo.
Dovrei brevettare un silenziatore per Vulcan.
E magari concentrarmi per risolvere la situazione.
Sento dei passi sul ponte, mi accosto al carico sul lato dai cui provengono i passi. Cerco di ignorare i simboli di pericolo chimico che tappezzano i pannelli.
L'uomo mi passa accanto senza vedermi, ma ha solo una pistola. Mi affaccio indietro e non c'è nessuno. Facendo il meno rumore possibile gli metto una mano alla bocca, gli rompo l'osso con una rapida torsione e butto il corpo giù dalla nave.
Tre caricatori ora. E meno nausea.

Il bisogno fa correre l'uomo, come diceva sempre un mio amico.

sabato 19 aprile 2008

Writers Death Race



QUI
E votate per Recchioni. Anche.
Se no Antonio viene la notte a tirarvi i piedi e intrecciarvi i capelli.
E se siete Antonio allora vengo io.

mercoledì 20 febbraio 2008

Menate

Oggi per la prima volta, dopo tanto tempo, ho sfogliato un catalogo di moto.
E il fatto mi ha riportato alla mente la mia ultima moto.

Ve la ricordate vero?
La gloriosa Cagiva 125.

Faceva tanto di quel casino che sembravano stessero decollando 19 boeing 767. Mi sentivano fino a Copenhagen quando la mettevo in moto. E aveva una carburazione così grassa che quando passavo dalla seconda alle prima usciva una nuvola di fumo bianco che dall'Ohio gli indiani mi rispondevano "Va bene".
Eh.

Quando presi la moto inizai ad apprezzare la totale libertà di movimento. Ve lo ricordate l'ultimo autobus delle 6:30 pm? Cioè, se dovevo tornare a casa alle 6:30, a che cazzo d'ora dovevo andare a Forenza?

E fu proprio durante una trasferta a Forenza che conobbi quella tipa di Barile.
Era un'amica di Mary (quella stupida, non la splendida), e questo doveva già farmi capire tutto, ma eravamo giovani e speranzosi, perciò quando vidi giungere sul mio cellulare un invito nel paese del vino buono, non seppi rifiutare. Ma non sto scrivendo per raccontarvi di ciò.

In realtà dopo il catalogo, dopo la moto, dopo Barile, mi è venuto in mente mio fratello.
Si, il piscione.
Un giorno in cui ero andato a Barile con la mia 125, mia madre e mio fratello andarono al centro estetico. Sono passati ormai 7 anni, l'estate tra il primo e il secondo liceo, perciò mio fratello aveva... 6 anni.
Ecco, un piscione di sei anni.
L'estetista, per dargli da parlare gli chiese: "Allora, Vittorio, dov'è Luigi?"
E quello prontamente rispose: "Mah, in giro per la Basilicata a rimorchiare ragazze"

E la mia autostima crebbe. Cazzo se crebbe.

Cioè, voglio dire.
Io ai suoi occhi, ero davvero un novello Che Guevara che, abbandonato il fucile, imbraccia l'uccello, e a cavallo della sua Poderosa va' in giro per il mondo inespolorato ad espandere il predominio venosino sulla lucanità tutta.


Gente, ci siamo imbruttiti di brutto da quei tempi.
Dove sono finiti quei ragazzini? Quelli che si facevano crescere il pizzo nonostante Vallarelli ci diceva che assomigliavamo a delle pecore (con tutta la ragione di questo mondo, s'intende), quelli che hanno fatto un lavoro alla Fusco stando 36 ore davanti al pc con 2 bottiglie di cocacola, quelli che scrivevano su "Compagni di scuola", quelli che mettevano in imbarazzo i testimoni di geova parlandogli della critica di Hegel alla fenomenologia Kantiana, quelli che andavano al cinema e poi da Ivano a discutere del film, che se no a che serve, quelli che "Una battaglia si terrà stasera nella valle del Morrigan" (ma ovviamente il messaggio non ce l'ho più), quelli che ne capivano ancora di politica, quelli che non erano così ignoranti.

Gente, ci siamo imbruttiti di brutto da quei tempi.
Forse solo Antonio no, e meno male, perchè peggio di com'era allora...

Ma non vuole essere una autocritica questa, che di autocritiche ne ho abbuffatti gli stracoglioni.
Voleva essere solo uno sprono.
Prima a voi, e poi a me, che non sia mai detto che non sia in fondo al trenino.
Ciuf.

sabato 9 febbraio 2008

Capitolo 4.7 Verità sospese

Il letto è un caldo abbraccio di acciaio e cotone.
Chissà se prendo sonno... devo riposare, perché domani sarò in prima linea.
Sicuramente Freddy non si esporrà dopo quello che è successo oggi, ma lo stesso vale la pena di andare a vedere.
Intanto ho ritirato i documenti alla Chase Manhattan. Bella roba: estratti conti di banche estere, ricevute di versamenti, bollettini e bonifichi... c'è tutto quello di cui ho bisogno... e anche di più.
Di tutta questa faccenda c'è solo una cosa che mi prude.
Quasi per caso mi è caduto l'occhio su un nome.

Ok, non faccio l'ipocrita: l'ho cercato per una buona mezz'ora, fino a quando ho trovato una ricevuta: 200.000 pezzi sul conto di Charlotte, alle Solomon Island.
Poi un'altra da 100.000.
E una da 250.000.
E queste sono solo quelle dai conti di Khodorkowski.
Sono curioso di sapere quanto ne sapevano i servizi segreti di sua maestà di questi conti, o quanto lei abbia davvero rivelato di Pei, dato che neppure suo padre ne sapeva niente.
Chissà che non abbia cominciato a trovarsi più a suo agio come mafiosa che come infiltrata, salvo nel momento in cui è stata scoperta.
È inutile, non posso indagare sulla coscienza. Quella forse, è l'unica cosa davvero privata che c'è rimasta. È un secchio d'acqua torbida: per quanto lo rimesti, non ne vedrò mai il fondo.

Chissà se prendo sonno... devo riposare, perché domani...

La verità, è che a questo punto posso solo continuare sulla mia strada.
Posso spaccare qualche testa.
Posso sparargli nelle articolazioni.
Posso renderli sterili a calci.
Posso far rimpiangere a quei figli di puttana il giorno in cui hanno deciso di uscire dall'utero.
Fargli rimpiangere che la loro madre non facesse solo pompini.
Ma per quanto cerchi di non pensarci, non posso fare nient'altro.
A questo punto, posso davvero solo continuare.sulla.mia.strada sperando di non restarci secco per i begli occhi di una stronza e per i 1000 pezzi che sto cercando di meritarmi.
La cosa più importante è la consapevolezza di aver fatto tutto da me. Il destino è probabilmente uno dei maggiori comfort della nostra società, insieme ai preservativi XL, l'aria condizionata, la tv via cavo...

Chissà se prendo sonno... devo riposare...

Devo anche decidere cosa fare con qulle carte, più i documenti di Pei. Quelli da soli non erano abbastanza, ma insieme alle prove che tutte quelle mazzette arrivavano davvero a Khodorkowski, ecco che diventa ottimo materiale davanti un giudice. E se Khodorkowski ormai è storia moderna, il vice-presidente c'era abbastanza legato da andare affondo insieme a lui in una indagine federale.
Il problema è che non posso consegnarli ai giornali, nè alla tv. Corro il rischio che vengano insabbiati, che per paura di multe o condanne per diffamazione i direttori preferiscano aspettare un po'. Gli stessi direttori potrebbero non credermi.
L'NSI o l'FBI, per conservare l'equilibrio interno della nazione preferiscono nascondere queste piccole crepe nella loro perfetta democrazia e usarle più che altro per ricatto.
Devo trovare un modo per far arrivare questi fogli alla gente, così nessuno potrà far finta di niente. E per avere l'appoggio dei media devo fare in modo che loro possano parlarne senza esporsi troppo.

Ne scriverò su un blog.

Chissà se invece prendo sonno...

venerdì 8 febbraio 2008

Capitolo 4.6 Riders on the storm

Un messaggio al dipartimento di Bauer dal cellulare di Mastell dovrebbe essere sufficiente a far evacuare lo Sheraton sotto la minaccia di qualche altra esplosione, e dovrebbe essere anche piuttosto credibile.

"Ufficio del tenente Bauer, mi dica..."
"Chiamo per conto dell'onorevole Mastell, controlli pure il numero, volevamo segnalarle che abbiamo motivo di credere che lo Sheraton sia minato e l'onorevole teme per l'incolumità dei suoi concittadini dopo quanto accaduto poco fa."
"Il, numero corrisponde, in effetti il tenente è fuori, mi occuperò personalmente di inoltrare l'allarme allo Sheraton, ringrazi l'onorevole."
"Arrivederci."
E grazie.

Khodorkowski non lascerà l'albergo, così come tutti i personaggi di una certa importanza, finchè non avrà certezza della realtà della minaccia... ma agli artificieri serviranno almeno tre ore per setacciare lo Sheraton. Me le farò bastare.

Tiro fuori la divisa dal bagagliaio, aveva ragione Moe quando mi disse che un giorno sarei stato costretto a rimetterla, ma non per i motivi previsti...

Arrivo allo Sheraton e passo indisturbato dall'ingresso posteriore, uno sbirro in più con i gradi di sergente non desta grandi sospetti, se solo potessero vedere che la pistola non è esattamente quella di ordinanza forse avrebbero qualche esitazione, ma del resto il dubbio è soltanto il massimo segno dell'intelligenza.
Mi dirigo alla 354, mentre i lampadari di cristallo mi ricordano quale dovrebbe essere la luce del giorno, anche in una città che muore, perchè almeno il Creato fu creato per tutti. Cammino tra i corridoi bianchi incorniciati in lamine d'oro, su tappeti rossi e superando carrellini delle consegne in camera abbandonati nei corridoi, con gli champagne ormai non più freddi lasciati lì in solitudine.
Divento quasi triste quando vedo queste scene.

La 354 sarà sorvegliata di sicuro, ma come dicevo io non ho con me l'arma di ordinanza. Queste automatiche inserite nelle maniche del cappotto da poliziotto hanno un puntatore a infrarossi e un piccolo mirino telescopico, e poi ho scoperto che a volte anche il silenziatore ha la sua utilità.

Se le mie previsioni continuano a darmi ragione in questo modo credo che sia venuta l'ora per andare a scommettere all'ippodromo. Solo due guardie del corpo all'ingresso. Mi avvicino.

"Sergente Ford, Harrison Ford. Dovrei eseguire un sopralluogo preventivo in tutte le camere rimaste occupate."
"Dovrà lasciare l'arma di ordinanza a noi sergente, poi vedremo se il signor Khodorkowski può riceverla. Confidiamo che lei capisca."
"Certo. Intanto potreste avvisarlo per velocizzare l'operazione? Mi mancano sette camere e vorrei andarmene a casa, per lo stipendio che prendo, sapete?"
Aveva ragione Pei: sono fottutamente teatrale.

"Il signor Khodorkowski può riceverla."

Lascio tutta la cintura al tipo sulla destra, mentre quello sulla sinistra apre la porta...
Incrocio le braccia per premere i grilletti, i puntini degli infrarossi sono sulle loro tempie come due coccinelle estive, premo due volte... Buco le loro teste da parte a parte ed entro.
Dorin Khodorkowski è seduto su un divano a sorseggiare whisky e a vedere la tv... Provo quasi pietà.

"Ciao Dorin, sono Maximilian Blade, sono quì per sradicare la piaga della tua esistenza dalla terra."
Si gira e fa per emettere un richiamo, ma alla vista delle armi capisce che nessuno correrà ad aiutarlo, quindi si ricompone e parla.

"Blade, Blade... sapevo che saresti arrivato. Sai i tuoi sogni sono difficili da realizzare, uccidendo me non cancellerai l'ingiustizia dal mondo."
"Costruire castelli in aria non costa nulla: il difficile è buttarli giù. E il mio ti assicuro che è molto resistente. Quindi ora tu mi dirai da dove e quando partiranno i prossimi carichi di armi e rifiuti tossici e dove invece arriverà il prossimo carico di droga e anche chi ci sarà ad aspettarlo. Altrimenti... Be' altrimenti saluterai lo Sheraton per sempre... e i soldi non ti compreranno un'altra vita."
"Cosa ci guadagno Blade? Mi ammazzeresti comunque, i tuoi occhi parlano più di te."
"Si ma moriresti più in fretta e con la coscienza meno sporca magari, e poi chissà, potrei anche avere pietà."

...

Due minuti di silenzio...
Alzo le pistole e gliele punto in faccia, avvicino gli indici ai grilletti...

"OK, cazzo! OK... Al molo sette arriva la droga sulla Orient Star domani sera alle 18:00, ci sarà quell'idiota di Freddy il pazzo ad aspettare credo... le armi e i rifiuti per l'Africa partono dal molo otto, con la Pequod alle 22:00. Scomparirò Blade, lo giuro, ho abbastanza denaro sui conti alle Cayman per ritirarmi."
"Verso del whisky per due, intanto ci penso..."
Gli porgo un bicchiere.
"Alla tua salute Dorin, oggi sarà il tuo giorno fortunato, se mi lasci l'accesso ai documenti che mi permetteranno di mandare in galera il nostro vice-presidente senza coinvolgerti troppo."

Tira via una chiave appesa al collo.

"Una cassetta di sicurezza alla Chase Manhattan, è tutto lì. Grazie Blade."

Mi giro e me ne vado.
Sono quasi dispiaciuto di avergli versato tutto quel cianuro nel bicchiere.

Capitolo 4.5 Di vermi, mine, e cocktail amari

Dietro il bancone c'è un telefono. Ci aggancio un giocattolino che mi sono portato da casa, forse mi tornerà utile dopo.

Il gorilla ha detto l'ultima a destra.
Come per i cessi, tutto torna.
Apro la porta.
Eccolo lì, Mastell nel suo completo blu, tarchiato e con i capelli del riporto unti, il miglior rappresentante della politica cittadina.
Gli occhi guardano a destra e a sinitra ininterrottamente, come se stesse guardando una partita di ping pong in giappone.
"Mastell, non mi innervosire, non ti conviene."
Vede il fucile a pompa e fa scivolare la mano sotto la scrivania.
"Io lo so che sei un idiota. Ma hai sentito quelle fucilate lì fuori, no? Secondo te, quante probabilità ci sono che premendo il campanello arriva qualche gorilla ad aiutarti?"
"Li... li hai uccisi tutti?"
"Ehi! Mi hai preso per un macellaio forse? Due stanno andando all'ospedale con un mio amico..."
"U... uno è mio cugino..."
"Se come immagino è quello più basso e brutto, hai sbagliato a coniugare il verbo: era tuo cugino."
Degluttisce.
"Cosa vuoi? Soldi?"
"Accidenti, allora sapete andare subito al sodo voi politici eh? Sai, io credevo che fosse tutto vero quello che si vede alla tv, che voi politici DOVETE dilungarvi per ore per dire una stronzata... e invece no... chi l'avrebbe mai detto..."
Mi siedo sulla poltrona davanti a lui, tiro su gli scarponi sulla scrivania e tengo il fucile di traverso, puntandoglielo dritto sulla faccia. Lui guarda il sangue gocciolarmi dagli scarponi sulla sua scrivania.
"Scusa... forse ce n'è un po' di tuo cugino lì..."
Sbianca. Per quanto gli sia possibile sbiancare ancora.
"Vedi Frank... ti posso chiamare Frank, vero? Vedi Frank, io ho un problema. Non sono soldi, figurati, quelli servono solo alle merdacce come voi, noi persone comuni ci accontentiamo di quel po' di pane che riusciamo a recuperare onestamente. Il mio problema è un altro: ho urgente bisogno di parlare con un tuo amico. Sai come funziona in questi casi no? Telefonate, liste di attesa, rappresentanti, segretari... beh, ho pensato di bruciare un po' di tappe, bella idea eh?"
"Ch... chi stai cercando?"
"Ci sto arrivando Frank, ci sto arrivando... vedi, io sono un detective privato, mi chiamo Max Blade, se ti serve qualcosa sono a disposizione, si intende. Ti dico il mio nome solo perchè c'è gente pronta a testimoniare che ora sono in un bar a sorseggiare del Bushmills, e se sei una persona intelligente anche tu ti dimenticherai di tutto questo... ma, vedi è da tanto che sto indagando su una questione di famiglia... Non devo essere di certo io a dirti quanto sono importanti le questioni di famiglia, vero? La famiglia è sacra, Frank, non è vero?"
Mi guarda, pallido.
"Rispondimi, Frank, non è vero?"
"Si..."
"Oh, vedi che ci intendiamo Frank? Allora, il fatto è che sono arrivato ad un punto morto nella mia indagine, e per andare avanti, ho necessità di parlare con Khodorkovski"
"...E cosa ti fa pensare che io sappia dov'è Khodorkovski?"
"Niente, Frank, niente, ma io mi AUGURO che tu lo sappia..."
"Beh, stai perdendo tempo... non so... non so davvero come rintracciarlo"
Carico il fucile manualmente. Il bossolo non ha neppure toccato terra che Frank scoppia in lacrime.
"Frank... Frank... non si fa così... io mi sono dimostrato disponibile, ti ho offerto il mio aiuto... e tu che fai? Mi dici balle? Vedi, io potevo venire qui, spararti in mezzo agli occhi e al tuo funerale incontrare Khodorkovski... Oppure potevo aspettarti a casa, legavo tua moglie ad una sedia con della corrente elettrica, e piano piano aumentavo il voltaggio fino a quando non parlavi... tua moglie ti sarebbe stata molto grata dopo, eh? E invece no, io vengo qui, con tante buone intenzioni... e tu mi dici balle... non si fa così Frank, no no"
Continua a piangere.
"Ti prego... non so nulla..."
Mi alzo.
Vado dietro la sua scrivania, lo afferro per i capelli unti e gli sbatto la testa sul ripiano della scrivania.
"Allora?"
Piange.
Lo sbatto di nuovo. Il sangue inizia a colargli dal naso.
"Allora?"
Farfuglia qualcosa.
Lo sbatto di nuovo, stavolta sento il crack del naso.
Le lacrime si mischiano al sangue, un cocktail al sapore di vergogna. Conosco dodicenni con più orgoglio di questo verme.
"Ok... ok... Khodorkovski si troverà in città fino alla fine del mese, alloggia allo Sheraton Hotel"
"Ah, si tratta bene... Camera?"
"Non me lo ricordo"
Un altro crack.
"Aspetta, aspetta, ce l'ho scritto qui, sull'agenda... camera 354"
"Grazie, Frank, visto che non era così difficile?"
"Ora non ammazzarmi ti prego..."
"Eh, questo è un bel problema Frank... perchè vedi, io ora dovrei fidarmi di te... dovrei fidarmi del fatto che tu non telefoni a Khodorkovski non appena io esco fuori..."
"No, non lo telefono, te lo giuro, anzi, ultimamente ci sono delle divergenze tra noi, dei problemi di rifiu... cioè, sta diventando troppo potente, se lo ammazzi mi fai un piacere, giuro"
"Capisco Frank, capisco, ma resta il fatto che dovrei fidarmi di te... facciamo un patto, tu mi dai il tuo cellulare, e io non ti ammazzo"
Spalanca gli occhi, non ci crede neppure lui.
"Ok, ok, tutto quello che vuoi, tieni."
Col calcio del fucile gli spacco il telefono che ha sulla scrivania. Urla dalla paura.
"Oh, scusa Frank, non credevo di spaventarti... questa è solo una piccola precauzione, si capisce"
Mi dirigo verso la porta, mi giro e lo guardo.
"Stammi bene Frank."
Esco e vado verso la macchina. Devo fare in fretta, presto ci saranno più federali qui che al pentagono. Salgo in macchina, accendo il motore e parto. Mi fermo ad un centinaio di metri dal Blue Light, giusto per stare sicuri. Dopo 5 secondi arriva l'esplosione della mina a pressione che avevo infilato sotto il telefono del bancone. Abbastanza potente per cancellare ogni traccia ma non da far crollare l'edificio.
Niente innocenti, solo una lunga scia di sangue sporco.

E ora, Khodorkovski.

giovedì 7 febbraio 2008

Capitolo 4.4 L'inizio

Se non fosse per qualche ragazza intenta a imitare Faye Dunaway nelle vicinanze dell'ingresso
non direste che dietro alla porta numero 13 di Diamond Street ci sia un bordello, ma tant'è.
Dove una volta si riunivano i Padri fondatori di questa zona del paese si fa ancora politica, anche se in modo diverso e con incentivi diversi.
La continuità spirituale è una bella cosa... per questo La città fredda non se la permette.

Entro dentro con il cappotto umido, impregnato dell'odore della pioggia, ormai decisa a non muoversi più da questa parte di cielo. Jeff chiude la porta alle mie spalle e sorride gentilmente al gorilla che attende di fronte a quello che è il vero ingresso.

"Non potete entrare. Non mi piacciono le vostre facce."
"Che ha detto, Max?"
"Che non gli piace la tua faccia."
"Veramente non mi piace neanche la tua." Aggiunge l'educato portiere.
"Max forse posso capirlo, io ho la faccia gonfia per i pugni dell'altro giorno... È per questo vero?
Sai come ti dicevo ti capisco..." e si avvicina, accennando a tirare fuori un centone dal portafogli...
"Poche chiacchiere ne serviranno almeno un paio di quelli, poi la tua faccia mi sarà simpatica."
"Hai ragione, ce ne vorranno un paio."
E sferra due diretti, un destro e un sinistro sul setto nasale del gorilla, poi lo colpisce con un calcio allo stomaco, e mentre il gorilla ulula dal dolore ne tira un altro nei reni.
"Jeff!! Avevi detto un paio..."
"Davvero? Non me ne ricordo Max, lo giuro..."

Entriamo... La sala principale è tutta color viola: tavoli, arazzi, lampadari e tappeti, perfino il bancone del bar... Le luci dei lampadari invece sono verde acido e molto soffuse... Se non fossi forte di stomaco vomiterei addosso all'arredatore.
Non mi interessano molto i personaggi che affollano la sala dei poveri a caccia di illusioni fugaci, quindi mi dirigo direttamente verso le salette private. Se Mastell è in casa qualcuno veglierà sicuramente sulla sua porta.

In effetti qulcuno c'è... quattro gorilla all'imbocco del corridoio, con le automatiche in bella vista...
Pensavo sarebbe stato più difficile. Mando Jeff con andatura dinoccolata verso di loro, e lo seguo... Sono facilmente irritabili i gorilla di oggi, non sono più i seri professionisti di una volta. Subito disinseriscono le sicure e puntano le automatiche, peccato che lo facciano su Jeff.
Ho il fucile a pallettoni carico sotto il lungo cappotto logoro e nero. Lo tiro fuori e premo il grilletto, tre volte...
Uno stomaco si buca, un cervello schizza sulla parete e un ginocchio va in pezzi...
Sarei tentato di premere ancora il grilletto ma il quarto membro della compagnia si è buttato a terra e Jeff lo sta riempiendo di calci, ancora.

"Jeff smettila... La mascella gli serve intera."

Intanto si sente una corsa alle mie spalle, una corsa multipla, mi giro e faccio fuoco ancora...
I muri viola si tingono di rosso due volte... gli abbinamenti non sono il forte in questo posto.
E altre due vite sono state sacrificate.

"In quale camera devo cercare Mastell?"
Trema e non riesce a rispondere.
"Senti ragazzo, quando piove merda che tu ti butti a destra o a sinistra non cambia nulla, gli schizzi ti raggiungono lo stesso. Parla..."
"L'ultima a destra."
"Jeff, accompagnalo in ospedale e poi vai a casa."
"Ok, Max, gli offro anche da bere prima."

È proprio vero: le conseguenze della collera sono più gravi delle sue cause.
Intanto vediamo se Mastell sa dirmi dove trovare Khodorkowski.

sabato 2 febbraio 2008

Capitolo 4.3 Luci blu

Il primo sole dell'alba mi colpisce in pieno negli occhi. Un pugno con sei minuti di rincorsa.
Sono quasi convinto l'abbia fatto apposta, il sole.
La mattina ho di queste manie di grandezza.
Mi alzo, la gamba sinistra è intorpidita. Ho dormito sul divano, di nuovo. Con i vestiti addosso, di nuovo.
Una doccia bollente dopo, ed eccomi di nuovo in carreggiata, al centro strada e in forma smagliante. Con la barba di tre giorni e il saporaccio del caffè solubile in bocca. Ma va beh, nessuno è perfetto.

Arrivo nel mio ufficio. Do' un calcio alle lettere che intralciano la porta, sicuramente tutte bollette e pubblicità, tutta roba che può aspettare.
Apro l'armadietto chiuso a chiave e tiro fuori il fascicolo numero 46. Deve essere quello del periodo delle foto sullo yatch. No, è quello dopo, il 47.
Sfoglio le pagine frettolosamente, è da tanto che non mi sento così impaziente, quasi annusassi l'odore del traguardo, la striscia bianca tesa alla fine di ogni gara.
Eccolo.
Khodorkovski.
Cerco le informazioni che avevo trovato su di lui ma... niente residenza.
Guardo meglio: in effetti non ero riuscito a trovare granchè su quest'uomo, tranne il fatto che fosse nel consiglio amministrativo delle stesse imprese di cui ho trovato i bilanci da Pei... ma... questo è interessante: è il pupillo di Frank Mastell, un politico corrotto della giurisdizione della città fredda. Ha talmente tanto le mani in pasta che mi domando ancora come le riesca a muovere. Possiede praticamente tutto il quartiere popolare nella prima periferia, una delle zone più degradate della città, ma grazie al suo monopolio riesce a mantenere gli affitti a prezzi da usuraio. C'è stata anche un'inchiesta per degli scarichi tossici da quelle parti, ma il tutto è stato insabbiato dopo delle sospette verifiche tecniche che hanno bollato come infondate le voci. È tutto alla luce del sole, pulito e lucido come il culo di una cagna in calore.
Possiede anche molte delle fabbriche che circondano la città, dove lavorano le stesse persone a cui strappa ogni centesimo per l'affitto. Credo gli abbiano anche assegnato una qualche onorificenza per l'eccellente lavoro svolto e per la ricchezza che crea PER IL PAESE.
Sempre in prima fila per i diritti morali, "White, anglo-saxon, christian", gestisce tramite dei prestanome la più grande catena di strip-tease di tutta la nazione, i "Blue Lights".
Ce n'è uno anche in città, ovviamente. Potrei cominciare da lì.

Già, non c'è proprio nient'altro che potrei provare.
Nient'altro.

È un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo.

venerdì 1 febbraio 2008

Capitolo 4.2 Goodnight goodnight

"Andai in un bosco di noccioli, perchè un fuoco ardeva nella mia testa."

La consequenzialità stretta l'ho sempre apprezzata. Le catene causa ed effetto stringenti,
grazie alle quali posso fermarmi a non pensare... quando il fatto, sebbene stupido, parla da solo.
Ora io sarò il motore primo di tutti gli eventi che porteranno all'inferno le anime che se lo saranno meritato... per le altre non ci sarà neanche questa consolazione.

Ho bisogno di Khodorkovski... Andrò a cercarlo a casa sua.

Mentre la pioggia ricomincia a cadere cammino nel buio e sotto le lampade della città fredda,
dove anche l'asfalto comincia a diventare fangoso.

Torno a casa, ho bisogno di dormire ancora un paio d'ore e di farmi un bagno caldo.
In realtà non so stare senza il mio fucile a pompa, e poi mi servono una decina di granate.
Questa volta però non farò l'errore che ho fatto con Pei, lanciandomi a testa bassa sul toreador.
Andrò prima a consultare la planimetria della graziosa villa di Khodorkovski negli uffici del catasto. Noi Blade siamo sempre stati persone prudenti.

...

Casa...
Mi butto sul divano e chiudo gli occhi... neanche i miei ricordi vengono a disturbarmi questa notte... Ricordo quella volta nel Deserto Dipinto... ero solo.
Buonanotte, buonanotte.

giovedì 10 gennaio 2008

Pausa - La vita è un esame


Pausa esami.
Prima di andare a dormire, comunque, affiliamo i coltelli e azzeriamo le armi.